L’allenatore della Juve tra profezie e ritorni epici…
In quel teatrino calcistico che è la Serie A, ecco che il prode condottiero bianconero, Igor Tudor, si mette in scena come un oracolo. “Roma importante ma non decisiva!”, proclama con la sicurezza di chi ha già in tasca il biglietto per la lotteria — del resto, in una partita con la Roma, non si sa mai chi può spuntarla. Tudor, con la stessa tranquillità di un cucciolo di leone, descrive una gara che profuma di tensione e scarpini affilati, ma invita a fare come gli struzzi: nascondersi poco e pensare a se stessi, ché il calcio, come dice lui, è un simpatico esame a sorpresa della domenica.
E mentre Roma si cuoce nel suo brodo, ecco il bollettino medico dal fronte juventino: Cambiaso e Douglas Luiz rientrano con l’entusiasmo di due turisti italiani all’estero, pronti ma non ancora in prima fila. Poi arriva la vera chicca: il mistero di Koopmeiners, un po’ come un UFO di provincia, il centrocampista olandese che volteggia tra alti e talvolta bassi. “Ma quelli tosti come lui spuntano sempre!” ci assicura Tudor con un sorriso da venditore di cocomeri in estate. E l’epopea continua tra allenamenti e promesse di grande disponibilità.
Tra una chiacchiera e l’altra, Tudor scopre l’ennesimo talento, Adzic, il giovane promettente che in allenamento si comporta bene quanto un parentado durante le feste. Insomma, ci si aspettano scintille tra i lupi in maglia giallorossa e i gladiatori bianconeri. Una partita che si preannuncia schiumante di emozioni, come una rissa di galli in una telenovela brasiliana. Ma d’altronde, il calcio è proprio così, una giostra di palpitazioni in cui tutti possono essere eroi — per un giorno almeno!