Un’intervista da goleador dell’ironia…
Khephren Thuram, il centrocampista con l’arguzia di un cabarettista, ha deciso di sfoderare la sua arma segreta: l’umorismo. “Prima di fare il competitivo con la mia famiglia devo vincere qualcosa”, ha detto con un sorriso beffardo, mentre il suo cuore di bronzo cercava di trattenere l’ironia. Dal fratello Marcus al papà Lilian, casa Thuram non è esattamente l’Auditorium del Trofeo vinto, ma si sa, un buon calciatore sa che prima di scaffalare trofei, bisogna imparare a dribblare anche gli scherzi! Nonostante lo spirito comico, il ragazzo sa il fatto suo: “In Serie A mi sento come uno chef in una cucina raffinata”.
Quando non è impegnato a divincolarsi tra i difensori, Thuram adora ballare sul campo col fratello Marcus. “Essendo il più piccolo, devo ancora guadagnarmi la statura per lanciare le provocazioni”, ha esclamato, mentre Marcus affila le battute come fossero una finale di Champions. “Il calcio italiano è unico, più tattico. Torino mi ricopre d’affetto, in Francia sono tutti più Jean-Paul Sartre.” Scherza, ma finché la palla si muove e le reti si gonfiano, Khephren sa come tenere alta l’onda.
Fuori dal campo e dal teatro delle commedie familiari, Thuram si è fatto paladino di un messaggio ben più serio: la lotta contro il razzismo. In un’inversione di climi emotivi da fare invidia anche al meteo, ha ispirato i giovani parlando di esperienze non proprio all’insegna delle risate, ma capaci di accendere nei cuori una luce di speranza. “Papà Lilian ha combattuto questo mostro per anni”, ha spiegato ai ragazzi. Sa che ci sono battaglie dove serve molto più di un colpo di testa: forse anche un sorriso può fare la differenza.