L’ex Napoli racconta emozioni e pallonetti…
Dries Mertens, l’uomo che in campo sembrava avere le ali di Mercurio, è atterrato in Turchia col suo bagaglio di ricordi napoletani. Come un novello Ulisse, ha scelto di non sfidare i vecchi compagni del Napoli e ha trovato una nuova Itaca al Galatasaray. Ma come portare Napoli con sé? Decisamente, chiamando il figlio Ciro! Ma sì, perché non scolpirlo sul proprio albero genealogico? Per convincere la moglie, ci sono voluti più dribbling che in un match contro la Juventus!
Nel suo viaggio sonoro all’Obi One Podcast, Mertens ha reso omaggio alle sue avventure da giocoliere del pallone. Con l’ironia di chi l’ha scampata bella, ha confidato che la chiamata di Sarri per fare l’attaccante gli sembrava un biglietto di sola andata per la stanza dei bottoni! Però, quando la palla iniziò a innamorarsi dei suoi piedi, la storia cambiò. Tra assist e gol, la smorfia partenopea lo elevò a miglior marcatore di sempre. Ah, Sarri-ball – non c’era niente di meglio per Mertens che sfrecciare come un razzo verso la gloria!
Ma quando si parla di meraviglie con la sfera nel rettangolo verde, il nostro Dries afferma che niente supera il pallonetto col Torino, momenti incisi nel cuore come graffiti su Pompei. Maradona avrebbe fatto altrettanto, cambiando le sorti del calcio come un mago con la bacchetta. E oggi, mentre il belga si gingilla in terra ottomana, il ricordo del Vesuvio resta acceso, vivido e vibrante come i suoi 35 gol in una sola stagione. Un’epopea degna di Omero!