Il racconto emozionante del centrocampista bianconero…
Immaginatevi una storia che inizia con un ragazzino che fa l’animatore all’oratorio, mangia la pastasciutta e poi guarda ‘La Signora in Giallo’ cercando di risolvere omicidi fittizi. Bene, questo è Manuel Locatelli! Il nostro eroe bianconero si racconta in un’intervista che sembra uscita direttamente da un cinepanettone. Ogni calcio che tira è come uno scarcio ai mille misteri della sua carriera, culminati con il gol alla Vecchia Signora mentre vestiva ancora il rosso-nero del Milan. Proprio allora, la sua vita ha affrontato più salti e tiri di un torneo di calcetto all’oratorio di Galbiate.
E parlando di oratori, Locatelli non dimentica mai le sue radici. Con l’entusiasmo di un postino che consegna solo buone notizie, Manuel ricorda le sue giornate a scorrazzare tra i campetti di Galbiate con l’energia di una pila Duracell. ‘I miei mi lasciavano vivere’, racconta lui, come se fosse in una sitcom anni ’90 ambientata tra l’altalena e il campetto da calcio. Ogni ritorno al paese diventa come un pellegrinaggio in terra santa: si riassapora quell’aria frizzantina di casa mentre si recano omaggi a tutti i parenti sparsi com’erba al vento.
Ma è il legame con suo padre e suo fratello a essere il vero rigore segnato a porta vuota. Tra sfide casalinghe e calci al pallone che rimbalzano fin dentro il soggiorno, Locatelli descrive la sua giovinezza come una partita infinita contro il tempo, l’unica avversaria imbattibile. E se la loro squadra familiare avesse partecipato a un Mondiale, di certo avrebbe vinto con l’aiuto di una madre che – a suo dire – non era esattamente un fenomeno tra i pali. Questi sono i retroscena di una carriera che fa scuola, chissà se un giorno Manuel tenterà di risolvere anche i misteri calcistici di un Mondiale!