Tudor cerca equilibrio, ma trova solo tacchettate…
TORINO – Alla Continassa l’aria è più pesante di un pallone inzuppato di pioggia. Igor Tudor, col volto da schiaffo tra le mani, esprime un disappunto che più che un sentiment è un melodramma calcistico. Il povero Teun Koopmeiners, da quel 12 aprile, è parcheggiato ai box come una vecchia macchina nel garage di un collezionista di auto d’epoca, polvere inclusa.
Peccato, perché con Tudor, il nostro Teun era un po’ come il Pinot Nero dei centrocampisti: sottovalutato ma pronto a regalare sorprese. E poi, zac! Una tacchettata che sembra tanto un sabotaggio da film di spionaggio e addio finale di stagione! Fiuu, un gol al Lecce e via il sipario. Con il legamento legato più stretto di un nodo di cravatta mal riuscito, il nostro è più spaesato di un pesce d’acquario in alta montagna.
In queste lunghe e interminabili mattinate di terapie e lavori personalizzati, Koopmeiners deve aver pensato a un nuovo vocabolario: dal “torni presto in campo” al più realistico “speriamo nel miracolo”. Nulla da fare per Tudor, che pensava di aver trovato nel numero 8 il suo equilibratore cosmico, ma è rimasto fregato come chi crede nel piede caldo della nonna per risolvere una partita di Champions!