L’attaccante che saltella e… sbraitella!…

A Torino la febbre da calcio continua: abbiamo sette partite per tramutare questa stagione bianconera in un dramma shakespiriano o in una nuova puntata del Grande Circo Juventus. Come un acrobata sul filo, la squadra di Tudor combatte per non finire il suo giro al Luna Park delle squadre che non ce l’hanno fatta. L’obiettivo? Una Champions da urlo per evitare la bancarotta emotiva della gestione Motta. E tra gli equilibristi? C’è un certo Vlahovic che, con l’abilità e la delicatezza di un rinoceronte al Tea Party della Regina, deve provare a segnare qualche bel gol.

Dusan Vlahovic, l’uomo da 80 milioni, è un po’ come una Ferrari in un parcheggio di utilitarie: smagliante da fuori, ma chiunque si chieda se valga veramente la pena. In campo, sembra più un trottola impazzita che un bomber di razza, con la stessa probabilità di sbagliare che un ubriaco alle feste di Capodanno. Contro la Roma, abbiamo assistito a un festival: Dovbyk era il gladiatore moderno, mentre Vlahovic perdeva più palloni di un goloso in un Italian Restaurant all-you-can-eat.

E ora che si fa? Come si risolve l’enigma Vlahovic? Per evitare che il nostro attacco diventi più desolato di un campo di calcetto in pieno agosto, la Juventus deve cavare un Osimhen dal cilindro o strapparsi i capelli per un Lookman. Con il mercato futuro più enigmatico di una spy-story, il tifoso bianconero spera, pregando che Torino non diventi il set di una tragicommedia calcistica… il finale? Diverse pizze mancanti, un nostro attaccante magari fuori dal coro e tutti a sperare che la magia juvinile risorga dalle ceneri!