Numeri da brivido e saluti col botto…

Sembra un copione da film di Fellini: Vlahovic e la Juventus, un amore che si è infranto come un vaso pregiato in una partita di bocce. Con i suoi 42 colpi ben assestati sotto la Mole e 44 al Franchi, il prode serbo ha danzato come una trottola impazzita tra le difese avversarie ma sempre con lo stesso ritmo. È un po’ come trovare due spaghetti ugualmente cotti in mezzo ad un piatto di maccheroni: numeri quasi indistinguibili e, ahimè, un sapore che sa di niente e di tutto.

Mentre la folla juventina si domanda se è tempo di dire “Arrivederci Vecchio Fratello”, Vlahovic si prepara a una marcia di addio con il fischietto tra i denti e il cuore bianconero in mano. È un dilemma che spezza anime e cuori guerrieri, degno di un romanzo calcistico drammatico. I tifosi sperano che il suo ultimo canto del cigno li porti oltre la fatidica doppia cifra prima di passare a pastures nuove, o magari a un’altra squadra, chissà, con maglie a righe o con colori dell’arcobaleno.

Nel frattempo, in campo, il tuo eroe non smette di stupire. Tra traini di festeggiamenti e sventolii di sciarpe al vento, il Signor Dusan rende grazie con tocchi qua e là, mentre l’orchestra della Serie A prepara una sonata dolceamara per salutarlo. E se anche i numeri sono contrariati, sappiamo che ogni grande fine è un nuovo inizio – con la speranza che il prossimo capito sia per Vlahovic un film dall’happy ending da Oscar di calcio!