Omaggio tra lacrime e risate da Giganti del Calcio…
Trent’anni e sembra ieri: Andrea Fortunato, il terzino sfrecciante come una freccia Juventina, è sempre nei cuori dei suoi vecchi compagni. Giancarlo Marocchi, tra un dribbling e l’altro nei ricordi, ci racconta di un Andrea che sorrideva più del sole estivo di Napoli. “Ciao Andrea, ci hai lasciato senza avvertire, ma la tua lunga chioma continua a inseguire sogni sull’erba dei nostri pensieri!”, esclama Marocchi con più sentimento di un romanzo armonioso.
L’altro bianconero dal cuore tenero, Fabrizio Ravanelli, si unisce con aneddoti da servizio militare: “Io e Andrea, amici di marcia e di campo, lui con la potenza di un supereroe dal mantello verde e bianco. Poteva essere il Cabrini della nostra generazione, ma il destino aveva altri piani!”, afferma immerso nella nostalgia di magiche serate allo stadio. Ironizza anche su come Fortunato, senza volerlo, abbia aiutato la medicina più di un premio Nobel grazie al suo ‘passaporto ematico’.
Infine, il guerriero umile Massimo Carrera, come un cavaliere dei tempi moderni, trasforma i ricordi in miti calcistici: “Andrea, un ragazzo con più talento di quanto potesse maneggiare. Era un giovane che già faceva sventolare bandiere col suo sorriso umile e determinato. Sarà sempre una leggenda nelle pagine del calcio bianconero e nei cuori di tutti noi che abbiamo avuto il privilegio di chiamarlo compagno”.