Tudor: tra colpi bassi e promesse future…
Il maestro di cerimonie dell’armata bianconera, Igor Tudor, ha dovuto trangugiare l’amaro calice del pareggio contro la Lazio. Sembrava una gara a tavola apparecchiata, con Kolo Muani che aveva appena servito un antipasto paradisiaco di vantaggio. Ma ecco che arriva Kalulu, come il più ingenuo dei prestigiatori, a sfoggiare il suo trucco di sparizione, lasciando la squadra con un uomo in meno e Vecino con l’invitante buffet del pareggio.
Ai microfoni, Tudor ha raccontato l’incidente della festa, quando ha incassato un colpetto da Renato Veiga – fortuna che non servono ospedali per questo! Nonostante qualche ruga arcigna sul volto, il capo del vapore bianconero ha versato dosi generose di complimenti ai suoi beniamini, mentre la gente ancora cercava il replay del suo sorriso beffardo. “Prendiamo questo punto e ci alleniamo con ciò che ci resta”, ha affermato, mimando una mossa karateca per enfatizzare la lotta che li attende.
Tudor, il pastore di questa tribù in cerca di gloria, ha promesso grandi cose. I tre difensori dispersi nel labirinto degli infortuni lasciano intatte le speranze: “Ci siamo”, ha proclamato, parasole in testa e sorriso enigmatico, pronto a sfidare il destino attraverso le ultime due partite, come un samurai dal cuore bianconero.