Il Buffon Fury: Più Capitani o Più Confusione?…

Nel teatrino comico che va in scena all’Olimpico, i bianconeri si andavano incartando come sandwich al salame in gita scolastica, con Locatelli che segna il gol del vantaggio come se accendesse la luce nel buio di una cantina. Poi arriva Shomurodov, il Picasso del calcio di Roma, e mette la sua pennellata di un pari che sa tanto di “mi dispiace, ci vediamo alla prossima”. Buffon, dalla sua torre di controllo da commentatore, scruta la scena come un vecchio saggio sopra una montagna di trofei e afferma, “Questa Juve mi sembra unita, ma non al punto di fare una tarantella sincronizzata! „.

Il buon Gigi, tra una moviola e l’altra, si infiamma su Dazn senza fare sconti. “Andavano come cavalli da tiro in corsa libera, ciascuno con una sua direzione!” esclama, probabilmente immaginando Thiago Motta come un direttore d’orchestra con in mano una bacchetta di spaghetti. E allora Buffon ricorda l’importanza di un capitano, non uno slalomeggiatore! Dove è finito quel cuore che palpita all’unisono nel petto della squadra? Per Buffon questo è più importante del telecronista che azzecca i nomi dei giocatori giusti.

Infine, lanciando un occhiata di sfida ai capitani di giornata, Gigi richiama alla storia sacra delle vittorie bianconere, una storia lunga quanto la lista della spesa della nonna. “Qui, cari miei,” sottolinea Buffon indicando le foto storiche come indizi di una grande saga da detective, “si fa la storia, non la geografia!”. Sta di fatto che avere un capitano è come avere un faro in mare aperto, lì pronto per illuminare il cammino nelle notti buie. E adesso, tocca alla Juve riscriverla sta storia, una partita alla volta.